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Natale finlandese nel tempo

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La stanza centrale (pirtti) della casa-museo Tuupala di Kuhmo è stata addobbata con oggetti e decorazioni tipici del Natale finlandese di inizio Novecento, un Natale, in fin dei conti, non così diverso da quello odierno. In effetti molte delle tradizioni natalizie finlandesi ancora oggi in vita nascono proprio all’inizio del XX secolo: il pacioso Babbo Natale vestito di rosso, l’albero di Natale in soggiorno, i canti natalizi, l’usanza di comprare regali, il porridge di riso con una mandorla dentro, il prosciutto al forno, ecc. Facciamo, dunque, un salto nel passato ed entriamo nel tepore della casa dei Tuupalainen a Kuhmo per vedere da vicino una giornata natalizia tipo della Finlandia di inizio Novecento prima di tornare al presente e ripercorrere la mia splendida vigilia a Lapinlahti.

KUHMO, inizio del XX secolo.

Immersi nella semioscurità della stanza fatta di tronchi, in compagnia dei canti natalizi e della luce delle candele, non è difficile immaginare l’odore del caffé appena macinato e della legna che scoppietta nel gigantesco camino (uuni, takka, in careliano kiukoa) sopra il quale i bimbi se ne stanno sdraiati ad ascoltare entusiasti i canti popolari (runolaulut) e le storie (tarinat, in careliano starinat) del nonno. Accanto al camino ci sono delle pentole, un macinino e una zangola (voikirnu), arnese in legno utilizzato per trasformare la panna in burro. Sulla parola voikirnu, tra l’altro, è stato modellato il termine hiidenkirnu (in it. marmitta dei giganti), che si riferisce ai vortici nella roccia scavati dalle acque di scioglimento dei ghiacciai: il movimento del bastone che pressa il burro nel secchio di legno cilindrico richiama infatti l’immagine del ghiaccio che scava spirali nella roccia.

Lo zaino fatto intrecciando la corteccia di betulla (kontti) quest’oggi è appeso al chiodo: niente caccia e niente pesca durante la pace natalizia (joulurauha). Immagino la nonna seduta sulla sedia a dondolo e la mamma al telaio intenta a fare l’ennesimo tappeto. A casa dei Tuupainen il pavimento è immacolato dopo le pulizie natalizie (joulusiivous) e non c’è traccia dell’antica usanza di spargerci la paglia sopra per attutire i passi e far riposar meglio i morti. Immagino il neonato che dorme beato nella culla e la sorellina che saltella felice per avere ricevuto in regalo uno slittino di legno. Prima i regali si facevano a mano e cominciano a essere comperati solo a inizio Novecento, quando il potere d’acquisto dei finlandesi aumenta.

In questi anni si diffonde l’immagine benigna di Babbo Natale che va a rimpiazzare quella meno bonaria di kekripukki, una sorta di krampus con corna, maschera e pelliccia di pecora. Una figura simile è quella di nuuttipukki, il “Babbo Natale” che passava a gennaio di casa in casa a controllare che alcol e cibo fossero stati consumati.

A compensare la semplicità degli addobbi dell’albero di Natale, novità diffusasi in Finlandia proprio a inizio Novecento, ci pensano le bellissime decorazioni in paglia sulla tavola e alle pareti. Ma ciò che più attira l’attenzione è il grande himmeli che sovrasta la tavola imbandita: tanto più grande è l’himmeli, tanto più fruttuoso sarà il raccolto del nuovo anno. Al centro della tavola c’è una ciotola di porridge di riso (riisipuuro), colazione natalizia che in quegli anni inizia a sostituire il porridge di orzo. A pranzo e a cena, non mancano di certo cibo e alcol: carne, pesce, burro, formaggi, pane e piirakat sui piatti e birra casereccia nei bicchieri. Anche la tradizione del prosciutto di Natale comincia a diffondersi in questi anni, mentre i laatikot e il rosolli sono pietanze più antiche.

La sauna è stata scaldata a lungo ed è pronta a ospitare gli abitanti della casa, umani e non. I Tuupalainen di certo non scorderanno di lasciare al saunatonttu qualcosa da mangiare e da bere e prima di andarsene getteranno un po’ d’acqua sulle pietre incandescenti per fargli trovare la sauna bella calda.

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LAPINLAHTI, 2020.

Quest’anno Risto è a lavoro e per via della pandemia non potrò trascorrere il Natale in Italia come avevo sperato, ma sarò comunque in famiglia, dai miei suoceri. In molte case finlandesi la giornata comincia con il caffè e il tradizionale riisipuuro, ma per me non c’è tempo: il treno parte presto e mi aspettano ben 4 ore di viaggio. In compenso quando arrivo a destinazione mi accoglie il delizioso profumo delle toscapullat appena sfornate, dei piparikakut e degli Hanna-tädin kakut.
Tutto è già stato preparato per la sera: il prosciuttone da 7 kg ricoperto di senape ha cotto a lungo nel forno e i laatikot di patate dolci, di carote e di rape rosse vanno solo riscaldati; la leggendaria insalata di funghi del babbo di Risto è pronta così come lo è la tartare di salmone; pane, burro e formaggi ci sono, e anche vino rosso, glögi e birra natalizia. Non ci resta che rilassarci in attesa del cenone.

Il giardino innevato, illuminato dalle molte candele, e i begli addobbi della padrona di casa creano una magica atmosfera natalizia. Le luci soffuse mi ricordano l’antica casa dei Tuupalainen, così come il grande olkipukki di paglia e il vecchio cavallino di legno. Anche il camino mi fa venire in mente quello visto a Kuhmo, solo che qui tra il soffitto e il camino stesso c’è molto meno spazio e solo un bambino potrebbe starci sdraiato. Oggi quello spazio viene riempito con guanti e calze da asciugare.

Per la vigilia si fa visita ai parenti e, come da tradizione, quando cala il buio andiamo al cimitero a portare le candele sulle tombe dei cari. Il posteggio è pieno e mi stupisco per il gran viavai: giovani e vecchi, neonati in carrozzina e ragazzini sugli slittini, tutti passeggiano tranquilli tra le tombe e i bimbi sistemano felici le candele nella neve. Ci sono persino alcuni alberi di Natale che illuminano le lapidi. Lo spettacolo è molto suggestivo e tutt’altro che deprimente; il fratello e i genitori di Risto concordano con me e, seppure parenti e amici siano seppelliti lì, considerano il cimitero un luogo rassicurante e pacifico.
Sicuramente i cimiteri finlandesi, almeno nell’aspetto, sono molto meno angoscianti e claustrofobici di quelli italiani: all’ombra degli alberi giacciono le semplici tombe ben distanziate le une dalle altre; niente muraglioni di marmo, niente fornini, niente fiori da cimitero, né lumini rossi. Sul brugo, adesso ricoperto di neve, ognuno sistema la propria candela che, in sinergia con le altre, crea un’affascinante tappeto luminoso a rischiarare il lungo buio invernale.

Per riscaldarci dalla passeggiata accendiamo la sauna. L’importanza della joulusauna non è andata persa nel tempo e senza sauna non è Natale: anche Risto, che fa il turno di notte, ha messo a scaldare la sauna prima di andare a lavoro. Tutt’oggi si sa bene che in sauna abita il saunatonttu e un pensiero va anche a lui.
Dopo l’abbondante e deliziosa cena scartiamo i regali: io e Risto riceviamo una presina fatta a mano da sua mamma, due forchettoni portatili col manico in legno per cuocere le makkarat nel bosco e due bellissime tazze in legno (kuksat) per le nostre escursioni. Il 25 il clou della festa è ormai passato. Fuori nevica e decidiamo di fare una passeggiata prima di metterci a fare gli gnocchi col sugo. Dopo l’immancabile sauna ci godiamo un’ottima cena dal profumo e dal sapore italiani che, insieme alla magnifica compagnia, mi fanno sentire un po’ meno la nostalgia dell’Italia.

L’articolo si basa sulle mie esperienze personali
ed è frutto delle mie impressioni e delle mie letture

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Fonti e approfondimenti:

Foto e testi © Giulia Santelli

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