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Mettiamo subito le cose in chiaro: il finlandese non è una lingua scandinàva (come svedese, norvegese, danese), ma non è neppure una lingua slava. E allora se non è simile allo svedese, né al russo, a che somiglia il finlandese? Probabilmente se rispondessi che è vicino all’estone e fa parte della solita macrofamiglia linguistica dell’ungherese molti non avrebbero comunque idea di che lingua è il finlandese. Partiamo dunque dall’inizio: il finlandese è una lingua ugrofinnica.
Studia il finlandese con Giulia in Finlandia!
Breve storia della lingua finlandese
In Europa la stragrande maggioranza delle lingue appartiene al gruppo indoeuropeo, una macrofamigia di lingue imparentate alla lontana. Da quest’antica protolingua si sarebbero sviluppate le lingue antiche e poi quelle moderne parlate in Europa, India e Asia occidentale.
Il finlandese non è una lingua indoeuropea. Andiamo per gradi: la macrofamiglia di riferimento è quella uralica. S’ipotizza che il protouralico fosse parlato negli Urali circa 7.000-10.000 anni fa. Da questa lingua preistorica deriverebbero da una parte le lingue samoiede, dall’altra quelle ugrofinniche. Se a un certo punto i Samoiedi si diressero in Siberia, a nord-est, gli antichi Ugrofinni andarono a sud-ovest, venendo in contatto coi popoli indoeuropei di cui sono testimonianza i molti prestiti dalle lingue slave e germaniche. Il protougrofinnico avrebbe dato vita a due gruppi linguistici, quello ugrico (di cui fa parte ad es. l’ungherese) e quello finnico (di cui fanno parte ad es. il finlandese, l’estone e il sami). Ognuna di queste famiglie si suddivide ulteriormente. Non entro nel merito e mi limito a dire che il finlandese fa parte del ramo baltofinnico.
Sembra che i Finni siano approdati in Finlandia nel III secolo a.C. ma il dibattito sul luogo d’origine dei Baltofinni e sul loro patrimonio genetico è ancora aperto. Gli studiosi stanno tuttora cercando di ricostruire le caratteristiche delle lingue preistoriche, gli spostamenti e i contatti dei popoli antichi, gli artefatti materiali e cercano risposte ai peculiari geni dei baltofinni. A testimoniare il recente interesse del mondo scientifico per tali argomenti cito ad es. Homo Fennicus (2020) del Professor Valter Lang che promuove un approccio interdisciplinare, unendo archeologia, linguistica e genetica. In passato non sono certo mancate strane ipotesi pseudoscientifiche sull’origine dei Finni e della loro lingua: c’è chi ha detto che le civiltà greca e romana sono nate in Finlandia e che i finlandesi sono una delle 10 tribù perdute d’Israele (D. Juslenius); chi ha sostenuto che gli antichi egizi erano finlandesi, rintracciando opinabili legami mitologici e linguistici (G.S. Wettenhovi-Aspa); chi ha visto nella mitica Finlandia kalevaliana l’antica patria della razza ariana (H. Himmler); chi ha dichiarato che la culla dell’intera umanità sarebbe in Finlandia, sulle colline di Sipoo (Ior Bock). Ma torniamo a noi.
Eccetto alcuni nomi e alcune menzioni isolate (il Libro evangelico di Uppsala, il Codice Westh e il Codice di Uppsala), non ci restano testimonianze scritte della lingua finlandese prima del Cinquecento. Fu Mikael Agricola (1510-1557) il primo a codificare la lingua finlandese. Promotore della riforma protestante in Finlandia e vescovo di Turku, sulla scia dell’esempio di Martin Lutero, Agricola volle tradurre il Nuovo Testamento in finlandese (Se Wsi Testamenti, 1548) per renderlo più comprensibile al popolo. Si scontrò subito con il problema della lingua: prima del XIV secolo non esisteva un finlandese scritto e le lingue della cultura erano lo svedese e il latino. Agricola ebbe un bel da fare: mise per iscritto l’alfabeto finlandese ispirandosi a quello latino, svedese e tedesco, poi scelse una base per la sua lingua scritta (il dialetto dell’Uusimaa orientale) e infine plasmò oltre 6.000 nuovi termini, molti dei quali tutt’oggi in uso. Così nacque il finlandese scritto. Il suo abbecedario ABCkirja (1543) includeva preghiere, insegnamenti religiosi, esercizi ortografici e l’alfabeto, e si configurava come un primo tentativo di fornire al popolo degli strumenti linguistici concreti per potere leggere consapevolmente la Bibbia.
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Nel Seicento alcune personalità isolate continuarono il lavoro di Agricola, scrivendo in finlandese opere di carattere religioso: Jacobus Finno (primo inno in finlandese, un libro di preghiere e uno di catechismo) Hemmingius Henrici (libro di inni religiosi in fin.), Henrik Florinus (dizionario lat-sve-fin, raccolta di indovinelli popolari), Eerik Justander (poesie, traduzione della prima opera teatrale in fin.), Juhana Caianus (inni religiosi) , Mattias Salamnius (canti religiosi), Gabriel Tuderus (poesie). Nel 1640, con la nascita dell’Accademia di Turku, il più grande centro culturale della Finlandia fino al 1827, s’assistette anche allo sviluppo di una letteratura più profana.
Nel Settecento emersero i primi finnofili, sostenitori delle tradizioni popolari, fautori del risveglio nazionale, promotori della ricerca scentifica e dello sviluppo della cultura e della lingua finlandese: Henrik Gabriel Porthan (professore, scrittore, linguista), Gabriel Calamnius (poeta), Daniel Juslenius (vescovo, scrittore, linguista), Bartholdus Vhäel (prima grammatica finlandese, 1733), Anders Linzelius (primo giornale in finlandese), ecc.
Pensate che «dalla metà del secolo XVI fino al 1809 apparvero soltanto poco meno di duemila opere in lingua finlandese […]»[1], in maggioranza poesia religiosa. A parte qualche eccezione (S.K. Berg, J. Judén, P. Hannikainen), i primi romantici, che gravitavano intorno all’Accademia di Turku, usavano più che altro lo svedese.
Nel 1827 l’Accademia andò distrutta in un terribile incendio e la vita culturale si spostò a Helsinki. Qui fu fondata la Lauantaiseura (“Società del Sabato”, 1830), un circolo universitario ufficioso in cui si discuteva di letteratura, filosofia e cultura nello spirito del Romanticismo nazionale. Tra i membri di questa società c’era anche J.V. Snellman che, oltre a battersi per una letteratura in finlandese, la lingua del popolo, era anche un fennomane convinto. Con fennomania s’intende un movimento politico nato in seno al Romanticismo, caratterizzato dall’esaltazione della lingua finlandese e della ricerca delle tradizioni popolari come strumenti di coesione nazionale. Nel 1831 fu fondata la SKS (“Società di Letteratura Finlandese”) con lo scopo di promuovere la letteratura in lingua finlandese e lo studio del folclore locale. La SKS finanziò anche le spedizioni di Elias Lönnrot per la raccolta di runot. Il risultato fu il Kalevala, l’epopea finno-careliana che divenne subito il simbolo dell’identità nazionale, innalzando il finlandese a lingua della cultura; nel 1863, per ordine dello zar Alessandro II, il finlandese fu affiancato allo svedese come lingua ufficiale dell’istruzione.
Dopo I sette fratelli (Seitsemän veljestä, 1870) di Aleksis Kivi, primo romanzo della letteratura finnofona, il mondo della cultura si aprì definitivamente al finlandese. Sebbene la letteratura in lingua finlandese sia relativamente giovane, ha saputo ritagliarsi uno spazio sempre maggiore nella letteratura mondiale, producendo in breve tempo una serie di perle letterarie.
Ne ha fatta di strada il finlandese che nel 1995 è diventato anche una delle lingue ufficiali dell’UE. Oggi parlato da oltre 5.000.000 di persone, studiato in tutto il mondo anche a livello universitario, il finlandese attrae l’interesse di linguisti e finnofili.
Accanto al neonato finlandese scritto c’è quello parlato che acquista caratteristiche peculiari in base alla regione di riferimento. Dopo un periodo in cui le diversità dialettali si erano attenuate a favore di un finlandese standard, a partire dagli anni ’60 i parlanti rivendicano l’uso del dialetto che non viene tendenzialmene associato ad una posizione sociale inferiore ma è anzi utilizzato con orgoglio per rimarcare la propria identità locale. L’uso del dialetto emerge nella letteratura (si pensi ad es. al Kalevala o Asterix in Savo, ad alcuni fumetti di Paperino tradotti in dialetto, Tuntematon sotilas e altri capolavori della letteratura alta), nella musica (artisti come Verjnuarmu, Timi Lexikon, Esa Pakarinen, Tuomari Nurmio), nel cinema (in generale, ma menziono ad es. Miss farkku-Suomi, Napapiirin sankari, Tuntematon sotilas) ed è promosso a livello di associazioni culturali.
Ultimamente a scuotere il dibatto accademico è la posizione del finlandese rispetto all’inglese, lingua ampiamente utilizzata negli scritti universitari, nei licei, nei servizi, in città. Per ora però l’inglese non sembra aver scavalcato l’utilizzo quotidiano del finlandese che rimane molto più ampio. Ma è evidente che la lingua e con essa cultura e mentalità stanno cambiando e l’influenza dell’inglese si rispecchia a livello di struttura della frase e nel proliferare di prestiti inglesi in tutti i campi, soprattutto tra i giovani che nel discorso inseriscono parole ed espressioni riprese direttamente dall’inglese. Preoccupante è anche il peggioramento delle capacità di scrittura in finlandese, problema di cui l’inglese è secondo me solo la punta dell’iceberg.
Dopo tutta la fatica che ha fatto ad affermarsi, mi rifiuto di pensare che il finlandese possa scomparire. Ha vinto lo svedese, il latino e il russo; ha funzionato come strumento di coesione nazionale; ha dato una voce ufficiale al popolo; ha mostrato al mondo la ricchezza culturale e linguistica della Finlandia; ha conquistato me e tanti altri appassionanti di lingue. Il finlandese è sisukas oltre a essere l’espressione di una cultura straorinaria e una lingua affascinante, e spero che i suoi parlanti riescano a comprenderne il valore pima che sia troppo tardi.
Pillole di grammatica
È vero, in finlandese ci sono 15 casi. Ma è anche vero che non ci sono gli articoli, il femminile e il maschile, le preposizioni, il futuro, il verbo avere e complicate subordinate come in italiano: insomma, come in tutte le lingue, non può essere tutto difficile e le parti ostiche sono compensate da altre più semplici.
In genere per gli italiani non è particolarmente difficile pronunciare il finlandese: ci sono delle lettere in più rispetto all’alfabeto italiano (ä [æ], ö [œ], y [y], å [ɔ]) ma per il resto si pronuncia così come si scrive. Ricordatevi di far sentire bene le h e le doppie, e che l’accento cade sempre sulla prima sillaba. Esempi: kieli (lingua) [ˈkieli] accento sulla prima i; lautanen (piatto) [ˈlɑutɑnen] accento sulla prima a; haarukka (forchetta) [ˈhɑː.ruk.kɑ] h aspirata+accento sulla prima a+doppia a (quindi una a più lunga)+doppia c dura.
Ho sentito alcuni dire che il finlandese è una lingua piatta, monotona, “dura”. In realtà si tratta di una lingua ricca di vocali, molto musicale, e ce lo dimostra proprio l’armonia vocalica: ciò significa che in una parola ci sono o tutte vocali anteriori (ä, ö, y) o tutte vocali posteriori (a, o, u), mentre i ed e compaiono in entrambi i casi. Esempi: ryhmä (gruppo), myös (anche), yötä (notte, partitivo sing.), syrjäinen (isolato), pallo (palla), suomalainen (finlandese), naapuri (vicino).
Il finlandese è una lingua agglutinante, ciò significa che fa ampio uso dei suffissi, derivativi o delle desinenze dei casi. In mancanza di articoli e preposizioni i suffissi ci danno tutte le informazioni grammaticali necessarie. Esempi di suffissi derivativi: ystystävyys (amicizia, da ystävä amico), kahvila (caffetteria, da kahvi caffè), kuolema (morte, da kuolla morire), myyjä (venditore, da myydä comprare), kuningatar (regina, da kuningas re), tuulinen (ventoso da tuuli, vento), rajaton (sconfinato, da raja confine), hitaasti (lentamente, da hidas lento), heikentää (indebolire, da heikko debole). Esempi di suffissi di caso: suden (gen. sing., del lupo, da susi); poikien (gen. pl., dei ragazzi, da poika), omenaa (part. sing., mela, da omena), bussilla (col bus, da bussi), jouluna (essivo sing., a Natale, da joulu), onneksi (translativo sing. per fortuna, da onni), talossa (inessivo sing., in casa-stato in luogo, da talo), taloista (elativo pl., dalle case-moto da luogo, da talo), taloon (illativo sing., in/a casa-moto a luogo, da talo).
Dunque, come forse avrete notato dagli esempi precedenti, al tema della parola, ricavato dal genitivo singolare cui si toglie la desinenza -n, si aggiungono le desinenze dei vari casi. Ma non è così semplice perché aggiungendo i suffissi dei casi può capitare che il tema cambi… Si parla di tema forte, tema debole e alternanza consonantica, un’alterazione fonetica che riguarda verbi, pronomi, aggettivi e sostantivi. In soldoni: in determinati casi p, t, k del tema si trasformano (raddoppiano, vengono assimilati, cadono o diventano d, v, j). Esempio: kadulla (adessivo sing., sulla strada, da katu+ suffisso -lla), Matin (gen. sing., di Matti, da Matti + suffisso -n), ammun (io sparo, da ampua sparare), luvun (gen. sing., di numero, da luku + suffisso -n).
In finlandese gli attributi si accordano alla declinazione del nome cui si riferiscono. Esempi: uudessa talossa (nella nuova casa), mustia sohvia (divani neri), muista maista (da altri Paesi). Alcuni verbi richiedono determinati casi (si parla di rektio). Esempi: rakastaa, amare, richiede il partitivo; etsiä, cercare +partitivo, inessivo o elativo; tykätä, piacere +elativo; käydä, andare +inessivo. Dopo i numeri va sempre il partitivo singolare. Esempio: 2 mustaa kissaa (2 gatti/gatte neri/nere). Non essendoci maschile o femminile, il sesso si capisce dal contesto oppure va specificato.
Il complemento oggetto è forse l’argomento più ostico (io continuo a sbagliarlo), talvolta al partitivo, talaltra al genitivo o al nominativo in base al tipo di frase (affermativa, negativa, impersonale, passiva, ecc…), alla reggenza del verbo, al fatto che il sostantivo sia numerabile o meno e che l’azione sia in corso o terminata.
Ci sarebbero moltissimi aspetti da approfondire, tra cui il patrimonio genetico dei finlandesi, la questione dei dialetti, il rapporto tra inglese e finlandese, come e dove studiare il finlandese, ecc. Questo articolo è un tentativo di introdurvi brevemente alla lingua finlandese e, adesso che sapete di cosa stiamo parlando, possiamo approfondire le varie questioni. Quindi se siete appassionati di linguistica e di storia, amate studiare le lingue e v’incuriosisce il finlandese, non perdetevi i prossimi articoli!
Leggi anche Studiare il finlandese: risorse e consigli
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Suomi= Finlandia
Suomen kieli= lingua finlandese
Suomalainen (Suomalaiset)= finlandese (finlandesi)
Suomalais-ugrilainen= ugrofinnico
Opiskella= studiare; Oppia= imparare; Opettaa= insegnare
Murre (Murteet)= dialetto (dialetti)
Kielioppi= grammatica
[1] Laitinen, Kai, 1995, La letteratura finlandese: un breve profilo, Otava, Helsinki, p. 48.
Fonti e approfondimenti:
Sulla storia della lingua finlandese:
- Suomen kielen päivä, la “giornata della lingua finlandese
- Kun maailma alkoi olla riittävän avoin, murteet alkoivat tuntua muodikkailta – ”Kyse on siitä, missä vaiheessa omien kielellisten juurien etsiminen ja korostaminen alettiin kokea muodikkaaksi”
- Laitinen, Kai, 1995, La letteratura finlandese: un breve profilo, Otava, Helsinki
Sulla grammatica:
- Finlandese.net
- Bifrost.it
- Loikala, Paula, 2013, Finlandia. Storia, lingua, cultura, Aracne, pp. 131-143
- Martin, Sanna Maria, 2005, “Problemi di apprendimento della lingua finlandese: la scelta del caso del complemento oggetto”, in Loikala, Paula (a cura di), Lingua, cultura e letteratura finlandese in Italia, Gedit, Bologna, pp. 115-126
Testi © Giulia Santelli
Bravo! 👏 Un ottimo sommario delle radici della lingua finlandese e della storia di finlandese scritto.👍
Non ti preoccupare, la lingua finlandese non sparirà mai, malgrado la influenza d’inglese. Certo che la lingua cambia quando il mondo cambia ma credo che le radici della nostra lingua e cultura sono sufficientemente profonde per resistere qualsiasi attacco esterno. Anche la nostra posizione remota geografica è favorevole per proteggerci! 🙂Comunque, serve essere attento! È fondamentale che il sistema di educazione senta la sua responsabilità. (Forse anche in Italia ci sono minacce similari: il uso delle parole inglese nella parlata dei giovani e nelle pubblicità, il uso del congiuntivo che sta riducendo…).
È impressionante la tua analisi della struttura della grammatica finlandese! Si vede che hai fatto un lavoro immenso per internalizzare tutto quello!👍👌 Il finlandese non è la lingua la più facile, salvo a noi nativi!😉. Meno male mia madre me l’ha insegnata!😉
Un’altra cosa, per caso hai qualche idea da dove viene la lingua basca? Il Paese Basco è una regione di Spagna e il basco è una delle quattro lingue officiali di Spagna. Io ho la percezione che nessuno può legare quella lingua a nessun gruppo principale linguistico. Ho capito che il basco sicuramente non fa parte del gruppo indoeuropeo anche se il Paese Basco è circondato solo da paesi indoeuropei. Una volta ho letto un articolo sostenendo (scherzando, certo..) che il basco è caduto dal cielo alla terra essendo la origine la più verosimile di quella lingua😂. Anche nell’articolo c’era speculazione che il finlandese abbia la stessa origine. Chissà… Al meno io non capisco nessuna parola dell’ungharese anche se si sostiene officialmente che le nostre lingue abbiano la stessa origine. Cosa ne pensi…?😉
Ciao Markku, grazie per questo tuo interessante commento!
è vero, la lingua è in costante mutamento, così come i suoi parlanti, ma speriamo solo che a lungo andare non si assista a un appiattimento delle differenze culturali (e linguistiche) dovuto al prendere a modello altri Paesi. Io sono una sostenitrice delle differenze linguisitche e culturali, ricchezze che vanno salvaguardate. Anche in Italia c’è il problema dell’influenza della lingua inglese, ma forse un po’ meno rispetto alla Finlandia (alla fine in Italia la conoscenza della lingua inglese è ancora in generale piuttosto scarsa, anche a livello universitario, e non mi è sembrato di sentire ad. esempio i giovani usare così tante parole palesemente inglesi nel discorso e mischiare inglese e italiano). Comunque al momento non sono abbastanza informata sulla questione per potere dare delle risposte certe, le mie sono solo delle impressioni da approfondire.
Ungherese e finlandese sono imparentate ma si sono separate moltissimi anni fa prendendo strade diverse (anche geograficamente): l’ungherese appartiene al ramo ugrico, il finlandese a quello ugro-finnico e la parentela non è così immediatamente visibile. Più visibile la vicinanza tra estone e finlandese o careliano e finlandese, tutte appartenenti alla sottofamiglia baltofinnica, quindi la parentela è molto più vicina.
Per quanto riguarda il basco, ti ringrazio di avermelo fatto presente perché non ne sapevo nulla! Ho dato un’occhiata veloce ed effettivamente la questione dell’origine è ancora incerta e c’è chi ipotizza un’influenza finnica. Molto interessante, chiederò anche a un mio amico che ha studiato un po’ di basco se ne sa qualcosa 😉
Sì, hai ragione, l’appiattimento delle differenze culturali fra la Finlandia e i paesi anglosassoni è già una realtà, purtroppo. Qualcuno ha perfino sostenuto che la Finlandia sia il paese il più americanizzato del mondo! Credo che la ragione principale è l’impatto della televisione e attualmente anche l’Internet. La globalizzazione, insomma! La televisione finlandese è piena dei film e delle serie americani e inglesi con sottotitoli. Dunque, durante decenni abbiamo sia imparato l’inglese auditivo sia abituati e adottato (specialmente i giovani) “lo stilo di vita” anglosassone. È una cosa sia positiva (il livello dell’inglese dei finlandesi è abbastanza buono) sia negativa (l’appiattimento culturale). Comunque, è una realtà con cui poco possiamo fare.
Però, credo che malgrado tutto questo la nostra lingua, finlandese, non sia in grande pericolo. Durante secoli il finlandese ha preso in prestito parole sia del latino, dello svedese, russo, e ultimamente dell’inglese, senza perdere la sua particolarità come lingua. La ragione, credo, è la struttura particolare della grammatica della nostra lingua. Funciona come una roccaforte linguistica contra qualsiasi attacco esterno. Voglio dire che, per esempio, è tutt’altro che facile per l’inglese rompere questa roccaforte solo dando in prestito le sue parole. Possiamo prendere le parole che vogliamo con gratitudine senza che quelle corrompano la (struttura del)la lingua. Dunque, secondo me, possiamo dormire tranquilli!😁 Cosa ne dici?
In realtà non so bene da dove venga questa “americanizzazione”. Anche la televisione italiana è tempestata di film stranieri ma non mi sembra abbiano avuto lo stesso impatto culturale che in Finlandia. Per quanto riguarda la lingua sono d’accordo, il sottotitolaggio ha sicuramente aiutato a sviluppare le competenze in lingua inglese e mi chiedo che il sentire i film in lingua originale non abbia davvero contribuito a una sorta di appropriazione identitaria, o meglio di empatia e successiva identificazione nel mondo anglofono. Sicuramente gli studiosi di linguistica finlandese saprebbero illuminarci su questi dubbi. Quello che si può fare è imparare ad apprezzare le differenze linguistiche (dialetti inclusi) e culturali, fonte di ricchezza; imparare a apprezzare la differenza della lingua e della cultura finlandese. Questo sarebbe un lavoro da realizzare capillarmente a livello di istruzione, politiche, turismo e vita quotidiana.
È vero quel che dici sui prestiti: nella storia popoli e lingue sono venuti in contatto influenzandosi a vicenda, culturalmente e linguisticamente, permettendo alla civiltà di arricchirsi ed evolversi. Talvolta, purtroppo, questi contatti hanno portato alla dominanzione di una lingua e di una cultura sulle altre, i pericoli sono sempre in agguato, tutt’oggi, soprattutto per le lingue minori o con meno potenza politica ed economica. Quando si parla di pericolo per la lingua finlandese, si parla di qualcosa che ha inizio ora ma di cui si vedranno i risultati tra molti, molti anni. La questione secondo me non si riferisce tanto alla grammatica, quanto alla mentalità dei parlanti. Quando i parlanti smettono di parlare una lingua, quella muore; quando i parlanti decidono di usare 10 parole inglesi e 3 finlandesi, allora la lingua è in pericolo.
Giulia, ti pongo una domanda:
per te è più facile parlare o scrivere in finnico?
Ho visto un tuo video e parli finnico incredibilmente bene, congratulazioni.
Grazie! A questo punto forse parlare 🙂 o almeno, nel parlato gli errori saltano meno all’occhio!
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Ciao Giulia sto studiando finlandese ma non riesco capire quando per esempio si usa musta e quando si usa mustaa…..che differenza c’è?
“Musta”= nero, nominativo singolare
“Mustaa”=nero, partitivo singolare
“Musta” è anche l’abbreviazione (colloquiale, parlato) di “minusta” che significa “secondo me”
Ci ho capito poco….ma grazie per la risposta
Non c’è molto da capire, musta e mustaa sono la stessa parola, declinata
Si nel senso che nel corso che sto facendo non riesco a capire quando usare una e l’altra. Con i soli esempi in finlandese non mi capisco ecco….
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