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“La figlia dello zar della terra pagana”. Un esempio di fiaba careliana

#carelia #folclore #mitologiaugrofinnica #letteratura

Ecco qua traduzione e analisi in ottica sciamanica di una tipica fiaba careliana (Repubblica di Carelia), lavoro compiuto durante i miei studi.

Leggi anche: Il Kalevala. Un’introduzione all’epopea finno-careliana

INDICE

  • Traduzione della fiaba con testo finlandese a fronte
  • Breve analisi traduttiva
  • Analisi della fiaba
  • Fonti

Traduzione (testo a fronte)

La figlia dello zar della terra pagana[1]

C’era una volta uno zar. Lo zar ha tre figli. Il terzo è Iivana, Fuligginoso Fuggifatiche, eterno fannullone. Non fa altro che starsene sdraiato sopra il forno. Lo zar va nella terra pagana. Lo zar della terra pagana ha una figlia, bella come un fiore. Porta un’immagine della ragazza a casa. Dice alla moglie: – Non mostrarla ai ragazzi prima che sia giunto il momento. Fuligginoso fuggifatiche ascolta da sopra il forno. Trova l’immagine nascosta. La fa vedere ai suoi fratelli. Quando lo zar è di nuovo in viaggio, il fratello maggiore prende l’immagine. Dice a sua madre, alla moglie dello zar: – Vado a sposare questa ragazza. – Non andare figlio mio. È ancora troppo presto. – Vado. Parte. Prende una barca. Naviga, naviga in lungo e largo. Approda a una città lontana. Il figlio dello zar va alla taverna col suo equipaggio. Il viaggio è stato lungo. Vuole divertirsi. Beve, beve e finisce i soldi. Deve restare lì per ripagare il debito. La barca come pegno. Il figlio dello zar e il suo equipaggio spazzano le strade. In patria non si hanno più notizie del fratello. Il figlio mediano dice alla madre, alla moglie dello zar: – Credo che mio fratello non si sia sposato con la figlia dello zar della terra pagana. Vado a tentare la fortuna. Magari mi sposo. – Non andare figlio mio. Finirai anche tu per smarrirti. Parte. Prende una barca. Naviga, naviga in lungo e in largo. Approda a una città lontana. Vede la barca del fratello ma di lui nemmeno l’ombra. Il viaggio è stato lungo e ora vuole divertirsi. Va alla taverna. Beve, beve e finisce i soldi. Anche lui deve restare lì per pagare il debito. La barca come pegno. Il figlio dello zar e il suo equipaggio spazzano le strade. Il fratello non torna a casa. Iivana si trascina giù dal forno. Dice alla madre: – Vado a chiedere la mano della figlia dello zar della terra pagana. – Non andare figlio mio. Nemmeno i migliori sono tornati. Non c’è più neppure una barca decente, solo una in pessime condizioni. Rimani a casa. – Vado. Iivana parte con la misera barca. Va e va non si sa per quanto tempo. Alla fine approda a una città lontana. Iivana vede le barche dei fratelli ma di loro nemmeno l’ombra. Li va a cercare. Raggiunge la taverna. Gli offrono da bere, ma lui non vuole. Chiede dei suoi fratelli. – Sono laggiù a spazzare le strade. Si sono bevuti tutti i loro soldi. Hanno continuato a bere. Devono ripagare il debito. Le barche fanno da pegno. Iivana esce. Un vecchio gli va incontro. – Sai per caso, mio caro vecchio, come posso trovare la figlia dello zar della terra pagana? Sto andando a chiederela in sposa. – Oh caro ragazzo. Grandi sono i tuoi propositi. Vai laggiù al promontorio. Là c’è una casetta. Là vive una sciamana. Chiedi consiglio a lei. Iivana ringrazia il vecchio. Cerca la casetta della vedova. Le dice qual è la faccenda. Le promette di ricompensarla per l’aiuto al suo ritorno. – Oh caro ragazzo. Grandi sono le prove dinanzi a te. Raccogli tutta la paglia della città. Bruciala e mettila nelle botti. Dovrai fronteggiare tre mari. Ogni volta troverai forti tempeste. E poi, alla fine, draghi a tre teste cercheranno di bruciare la tua barca. Con le ceneri riuscirai a spegnere le loro fiamme. Iivana ringrazia. Cerca i fratelli. Chiede loro di raccogliere la paglia. Promette di pagare il riscatto al suo ritorno. Riempie le botti con la cenere. Parte per il viaggio. Va e va per i tre mari. Resiste alle tempeste. Sconfigge i draghi. Giunge finalmente alla riva del regno dello zar della terra pagana. Al castello si stanno celebrando le nozze. La figlia dello zar della terra pagana sta per sposarsi. Iivana prende il violino. Inizia a suonare. Tutti fanno silenzio per ascoltare. Il suono si sente fino al castello. La figlia dello zar dice: – Che si porti quel musicista a suonare alle nozze. Si manda a prendere. Iivana suona tre giorni. Quando suona tutti ballano. Per tre giorni: mattina, pomeriggio, sera e notte. Il popolo è stanco. Lo zar della terra pagana, esausto, dice: – Vattene. Non suonare più. Avrai come ricompensa tutto ciò che vuoi. – Innanzitutto dammi dell’oro. Lo zar riempie le tasche e le borse di Iivana fino all’orlo. – Questo non basta. Voglio anche tua figlia. Alla figlia dello zar della terra pagana piace Iivana. È pronta ad andarsene subito. Scaccia il fidanzato precedente. Si celebrano le nozze per intero. Stavolta lo sposo è Iivana. Iivana vive lì con la sua sposa non si sa per quanto tempo. Parte poi per il viaggio di ritorno con la figlia dello zar della terra pagana. Nei mari nessuna tempesta. Non si vedono draghi. Procedono, navigano e arrivano a una città lontana. Iivana dà alla vedova una borsa piena d’oro. Poi paga il riscatto dei suoi fratelli. Salpano insieme verso casa. I fratelli maggiori iniziano a essere invidiosi di Iivana. Come se fuligginoso fuggifatiche li avesse umiliati. Aveva pur sempre conquistato la figlia dello zar della terra pagana. Chiamano Iivana sul ponte. Lo spingono in mare e proseguono verso casa. Tirano in aria una moneta per vedere chi si prenderà la figlia dello zar. Iivana nuota nel mare. Una balena gli va incontro e lo inghiottisce. La balena nuota nel mare finché non arriva finalmente alla spiaggia. Iivana sente che le pietre sbattono contro lo stomaco. Estrae il coltello. Fa un buco nel fianco della balena e osserva. La riva è vicina. Ingrandisce il buco per poterci uscire. Calpesta il suolo e si rende conto di essere su un’isola. Cammina in lungo e largo per l’isola. Poi la vede: una volpe si trascina esausta sulla strada. – Cosa fai, volpe, qui sdraiata? – Ahimè, una scheggia mi si è conficcata nella zampa. Aiutami. Iivana rimuove la scheggia dalla zampa della volpe. La volpe lo ringrazia: – Ti aiuterei, ma ho talmente tanta fame da non riuscire nemmeno a lamentarmi. – Non ti preoccupare, dice Iivana. Va. Taglia dalla balena tre grandi fette. Gliene dà subito una da mangiare. Dice: – Ci sono tre mari da superare. Mi dovrai portare sul dorso. All’inizio di ogni mare dà del cibo alla volpe. Lo porta alla riva di casa. Al castello dello zar si festeggia. Tutti sono stati invitati alla festa. Tranne Iivana. Chiede alle guardie: – Cosa si festeggia? – Le nozze della figlia dello zar della terra pagana. I figli dello zar l’hanno portata qua. Entrambi la vogliono in sposa. Non è promessa a nessuno dei due. Lo zar ha ordinato le nozze per oggi. Da parte sua la figlia dello zar della terra pagana dice di voler decidere da sola chi sposare. Tutti gli uomini del regno sono stati invitati. Adesso saranno tutti esaminati. Se nessuno di loro va bene, si sceglierà il secondo tra i figli dello zar. Iivana entra nel castello dal retro. Si arrampica di soppiatto sul forno. Da lì guarda lo spettacolo. Di fronte alla figlia dello zar della terra pagana marcia una fiumana di uomini. Per ognuno che passa ella scuote la testa. Restano solo i figli dello zar. Iivana fischia sottovoce da sopra il forno. La figlia dello zar della terra pagana lo sente. Dice allo zar: – Qui non c’erano tutti gli uomini del tuo regno. Ce n’è ancora uno sopra il forno. Iivana scende. Va verso la figlia dello zar della terra pagana. Ella dice: – Questo è il mio sposo. I fratelli maggiori impallidiscono. La figlia dello zar della terra pagana dice allo zar che i due fratelli hanno spinto Iivana in mare. Lo zar ordina che vengano legati. Li manda subito in gattabuia. Al castello inizia la festa. Per la seconda volta si celebrano le nozze di Iivana con la figlia dello zar della terra pagana. Questa volta al banchetto c’ero anch’io. Mi sono riempito la pancia di dolci e ho assaggiato anche il miele. Questa era la storia.

[1] Nieminen, Markku, 2004, Pakanamaan tsaarintytär [La figlia dello zar della terra pagana], in Nieminen, Markku – Goldstone, Edwina, 2004, Vienan satuja [Fiabe di Viena], Helsinki, Suomalaisen Kirjallisuuden Seura (SKS), pp.­­­ 107-110. La traduzione è mia

Pakanamaan tsaarintytär

Oli ennen tsaari. Hänellä kolme poikaa. Kolmas on Iivana, tuhkimus tähkimys, ilmanikuinen laiskimus. Vain uunin päällä makaa. Käy tsaari matkoillaan pakanamaassa. Pakanamaan tsaarilla on tytär. Kaunis, kuin kukka. Tuo tytön kuvan kotiinsa. Sanoo akalleen: – Tätä kuvaa älä näytä pojille, ennen kuin aika on. Kuuntelee tuhkimus tähkimys uunin päältä. Löytää kuvan piilosta. Näyttää veljilleen. Kun tsaari itse taas on matkoilla, vanhin veli ottaa kuvan. Sanoo maammolleen tsaarinakalle: – Lähden tälle tytölle sulhasiksi. – Älä poikani mene. On vielä liian varhaista. – Menen. Lähtee. Ottaa laivan. Purjehditaan. Purjehditaan. Tuon pitkää. Tämän lyhyttä. Saavutaan kaukaiseen kaupunkiin. Menee tsaarinpoika miehistöineen kapakkaan. Pitkä on matka takana. Huvitella halutaan. Juodaan. Juodaan. Rahat loppuvat. Velaksi jäädään. Laiva pantiksi. Tsaarinpoika ja miehet katuja lakaisemaan. Ei kuulu veljeä takaisin. Keskimmäinen poika sanoo maammolleen, tsaarinakalle: – Ei liene veli saanut pakanamaan tsaarintytärtä. Minä lähden onneani koettelemaan. Jospa saisin morsiameksi. – Älä poikani mene. Joudut sinäkin kadoksiin. Lähtee. Ottaa laivan. Purjehtii. Purjehtii. Tuon pitkää. Tämän lyhyttä. Saapuu kaukaiseen kaupunkiin. Näkee veljen laivan. Ei näy veljeä missään. Pitkä on matka takana. Jo huvitella haluttaa. Mennään kapakkaan. Juodaan. Juodaan. Jo rahat loppuvat. Velkaakin jäädään. Laiva pantiksi. Tsaarinpoika miehineen katuja lakaisemaan. Ei tule veljeä takaisin. Iivana kömpii uunilta. Sanoo maammolleen: – Lähden pakanamaan tsaarintytärtä kosimaan. – Älä mene poikani. Paremmatkin katosivat. Ei ole enää kunnon laivaakaan.Yksi paharaiska vene vain. Jää kotiin. – Menen. Lähtee Iivana pahaisella veneellä. Mennään. Mennään. Tiedä, vähänkö vai kauan aikaa. Lopulta saavutaan kaukaiseen kaupunkiin. Näkee Iivana veljen laivat, heitä ei näy. Menee etsimään. Osuu kapakkaan. Aletaan tarjota juomista. Ei tahdo. Kysyy veljiään. – Tuolla ovat katuja lakaisemassa. Joivat rahansa. Joivat velkaa. Maksettava on. Laivat on panttina. Menee Iivana ulos. Ukko tulee vastaan. – Etkö tiedä ukkoseni, miten löydän pakanamaan tsaarintyttären. Olen menossa kosimaan. -Ohhoh poikaseni. Suuret on tuumat. Mene tuonne niemennokkaan. Siellä on mökki. Siinä asuu tietäjäakka. Kysy häneltä neuvoa. Kiittää Iivana ukkoa. Etsii leskiakan mökin. Esittää asiansa. Lupaa tiedoista maksaa, kun palaa. – Ohhoh poikaseni. Suuret on tehtävät edessä. Sinun pitää kerätä tästä kaupungista kaikki oljet. Polta ne ja pane tynnyreihin. Sinulla tulee kolme merta vastaan. Kaikilla kovat myrskyt. Viimeisellä vielä kolmipäiset lohikäärmeet koettavat laivasi polttaa. Tuhilla saat niiden tulet sammumaan. Iivana kiittää. Etsii veljet. Pyytää heitä olkia keräämäänn. Palatessaan lupaa vapaiksi lunastaa. Saa tynnyrit tuhkaa täyteen. Lähtee matkaan. Kulkee. Kulkee. Kolme merta. Kestää myrskyt. Kukistaa lohikäärmeet. Saapuu vihdoin pakanamaan tsaarin valtakunnan rantaan. Linnassa on häät menossa. Pakanamaan tsaarintytärtä jo naitetaan. Iivana ottaa viulun. Alkaa soittaa. Kaikki hiljenevät kuntelemaan. Kuuluu soitto linnan asti. Sanoo tsaarintytär: – Tuo soittaja pitää saada häihin soittamaan. Lähettää pian hakemaan. Soittaa Iivana kolme päivää. Kun soittaa, on kaikkien tanssittava. Kaikki kolme päivää: aamut, päivät, illat, yöt. Jo väsyy rahvas. Sanoo uupunut pakanamaan tsaari: – Lähde pois. Älä enää soita. Saat palkaksi, mitä haluat. – Anna ensin kulta. Kaataa tsaari Iivanan taskut ja kukkarot kulta täyteen. – Tämä ei riitä. Tahdon vielä tyttäresi. Pakanamaan tsaarin tytär on mieltynyt Iivanaan. Heti valmis lähtemään. Heittää entisen sulhasen. Pidetään häät loppuun. Nyt Iivana sulhasena. Elää siinä Iivana naisensa kera, tiedä vähänkö vai kauan aikaa. Lähtee sitten paluumatkalle. Pakanamaan tsaarintytär mukanaan. Meret eivät myrskyä. Eivät lohikäärmeet näyttäydy. Kuljetaan. Matkataan. Saavutaan kaukaiseen kaupunkiin. Iivana antaa leskiakkaselle repullinen kultaa. Lunastaa sitten veljensä vapaiksi. Lähdetään yhdessä laivalla kotiinpäin. Vanhemmat veljet alkavat kadehtia Iivanaa. Tuhkimus tähkimys heidät muka nolasi. Sai vielä pakanamaan tsaarintyttären. Kutsuvat Iivanan kajuutasta kannelle. Työntävät mereen. Itse jatkavat kotiin. Lyövät arpaa, kumpi pakanamaan tsaarintyttären saisi. Iivana meressä ui. Valas tulee vastaan. Nielaisee Iivanan. Valas ui merta myöten. Saapuu vihdoin rantaan. Iivana tuntee, kuinka kivet mahanpohjaan lyövät. Kaivaa veitsen. Tekee valaan kylkeen reiän. Katsoo. Ranta on lähellä. Suurentaa reiän, jotta mahtuu ulos. Astuu maihin. Huomaa olevansa saaressa. Astuu saaren pitkin poikin. Näkee: repo venyy poikki tiestä. – Mitäpä repo tässä makaat? – Oi voi, käpälääni puikko pisti. Auta minua. Irrottaa Iivana tikun revon käpälästä. Repo kiittää: – Nyt sinua puolestani auttaisin, mutta minun on niin nälkä, etten jaksa huoahtaakaan. – Älähän huoli, sanoo Iivana. Menee. Leikkaa valaasta kolme suurta kimpaletta. Yhden antaa heti syödä. Sanoo: -Kolme on merta uitavana. Saat minua selässä kantaa. Joka meren alussa revolle ruokaa antaa. Se vie hänet kotirantaan. Tsaarin linnassa on juhlat. Kaikki on kutsuttu pitoihin. Yksin Iivana ulkona. Kysyy vartiomiehiltä: – Mitäpä siellä juhlitaan? – Pakanamaan tsaarintyttären häitä. Tsaarinpojat toivat hänet tänne. Kumpikin haluaisi hänet naida. Ei ole lupautunut kummallekaan. Tsaari määräsi täksi päiväksi häät. Pakanamaan tsaarintytär puolestaan itse sanoi sulhasensa valita haluavan. Kutsutti pitoihin kaikki valtakunnan miehet. Nyt kaikkia katsastaa. Jos ei kenellekään heistä mene, on valittava tsaarinpojista toinen. Menee Iivana takakautta linnaan. Kapuaa huomaamatta uunin päälle. Katsoo sieltä näytelmää. Virtanaan marssii miehiä pakanamaan tsaarin tyttären editse. Jokainen kohdalla puistaa päätään. Enää tsaarinpojat jäljellä. Viheltää Iivana uunin päältä hiljaa. Pakanamaan tsaarintytär kuulee. Sanoo tsaarille: – Eivät olleet vielä tässä kaikki valtakuntasi miehet. Vielä on yksi uunin päällä. Iivana laskeutuu alas. Astuu pakanamaan tsaarintyttären luo. Tämä sanoo: – Tässä on minun mieheni. Kalpenevat vanhemmat veljet. Jo kertoo pakanamaan tsaarintytär tsaarille, miten veljet työnsivät Iivanan mereen. Määrää tsaari heidät köytettäviksi. Kotvaksi aikaa tyrmään istumaan. Linnassa alkavat pidot. Jo toisen kerran juhlitaan Iivanan ja pakanamaan tsaarintyttären häitä. Tällä kertaa niissä pidoissa olin minäkin. Sain makeaa mahan täydeltä ja mettäkin maistaa. Sen pituinen starina.

Lo sapevi che…
le fiabe careliane vanno dirette al punto; sono asciutte e concise, non si soffermano sulle descrizioni di personaggi e luoghi. Venivano dette a voce. Servivano per passare il tempo e per insegnare qualcosa ai più giovani.


Sullo stile e sulle scelte traduttive

Nella sua versione finlandizzata, Markku Nieminen è riuscito a mettere su carta quei tratti specifici dell’oralità che caratterizzano le fiabe tramandate a voce. La struttura paratattica con molteplici ellissi e punti fermi ben si presta a riprodurre il ritmo incalzante e ripetitivo delle fiabe della Carelia del Mar Bianco, nonché l’incisività del parlato e la tipica schiettezza careliana (Ferrari, 2016, p.75; 2014, pp. 103-106). Nell’adattamento finlandese, l’autore ha mantenuto alcuni carelianismi tra cui tuhkimus, tähkimys e maammo.

Nella mia traduzione ho voluto conservare le peculiarità del racconto orale riprodotte da Nieminen, proponendo frasi brevi e concise, ma aggiungendo talvolta una congiunzione e per dare più fluidità alla narrazione. È difficile preservare le molteplici allitterazioni dell’originale; ho ritenuto però importante riprodurre l’allitterazione dell’epiteto tuhkimus tähkimys, che all’inizio rima con laiskimus. Questo appellativo riferito a Iivana si compone di parole creativamente accostate in quanto allitteranti; i termini rimandano da una parte alla cenere, dall’altra al venire sottovalutati[2]. La sfida è stata trovare due parole che, non solo mantenessero il significato di quelle originali, ma che ricreassero lo stesso ritmo trascinante. Due possibili alternative potrebbero essere “Cenerino Cenerello” e “Ireneo Cireneo”, a cui ho tuttavia preferito “Fuligginoso Fuggifatiche”, dove il primo vocabolo rimanda alla cenere, come in finlandese, mentre il secondo al carattere del personaggio, pelandrone. Così si mantiene l’allitterazione e si mette in evidenza il carattere pigro di Iivana.

Ho voluto mantenere le triplicazioni che si ritrovano sia a livello di elementi microscopici (tre fratelli, tre prove, tre mari, draghi con tre teste, tre giorni di festa, tre fette, etc.), sia a livello strutturale dell’intreccio (azioni ripetute sempre tre volte e parole ripetute altrettante volte). Anch’io, come Nieminen, ho utilizzato il presente per dare l’idea di una maggiore vicinanza rispetto agli avvenimenti narrati che si collocano così al di fuori di tempo e spazio: l’insegnamento veicolato dalla fiaba assume connotati universali. A tale scopo contribuiscono la vaghezza delle circostanze, le forti ellissi temporali e la scarsità delle descrizioni, ridotte al minimo. Quasi per conferire ulteriore veridicità alla vicenda, l’io narrante s’introduce nella narrazione proprio alla fine, configurandosi come un testimone oculare.

Visto che la fiaba è ambientata in un tempo indefinito, ma che richiama epoche remote di zar e draghi, ho tradotto kuva con “immagine”, un termine più vago e neutrale rispetto a “dipinto”, dal sapore più antico, o a “foto”, troppo moderno. L’iperonimo “immagine” può includere diverse forme di rappresentazione visuale.

Per quanto riguarda le formule fiabesche, ho cercato dei corrispettivi italiani: non si sa per quanto tempo, in lungo e in largo, questa era la storia. La formula finale potrebbe anche essere tradotta con stretta la foglia, larga la via, dite la vostra che ho detto la mia.

Ho tradotto mökki semplicemente con casetta: non ho ritenuto importante mantenere in questo caso tutto il significato culturale veicolato dalla parola finlandese. Segnalo poi lyövät arpaa, in cui lyödä significa colpire, battere, picchiare mentre arpa è il fato, la sorte, ma in careliano rimanda anche al gioco di tirare in aria una moneta e indovinare quale delle due facce, una volta ricaduta a terra, è rivolta verso l’alto[3]. Interessante anche uunin päällä/ uunin päältä “sopra il forno/da sopra il forno” che rimanda alla cultura materiale careliana: nelle case tradizionali, infatti, si trovava spesso un grande forno (kiukoa) usato per cucinare e riscaldarsi. Sopra al forno c’era un piano d’appoggio dove si poteva dormire al caldo.


[2] Cfr. a tal proposito la parola Tuhkimo in finlandese che è il titolo della celebre fiaba Cenerentola, in cui la protagonista è anch’ella legata alla cenere e sottovalutata dalle due sorelle, proprio come Iivana. La storia narra anche la rivalsa della giovane ragazza che, come l’eroe di Pakanamaan tsaarintytär, dimostra a tutti il proprio valore, riuscendo così a scalare la piramide sociale.

[3] Cfr. la voce arpa in Karjalan kielen sanakirja (<http://kaino.kotus.fi/cgi-bin/kks/karjala.cgi?a=arpa&l=1>)


Sul simbolismo

La fiaba richiama un topos letterario ampiamente trattato nella tradizione popolare ugrofinnica e non solo: la fanciulla da conquistare e l’eroe che per averla deve superare diverse prove. L’avventura di Iivana alla ricerca della futura moglie può essere interpretata come un percorso iniziatico di matrice sciamanica. Ci sono tutti gli elementi: il figlio dello zar fronteggia tremende prove, arriva in luoghi liminali, incontra avversari e aiutanti magici, muore simbolicamente e rinasce per tornare poi in patria da eroe. Pigrone, da tutti sottovalutato, Iivana riesce così a dimostrare il suo coraggio e la sua audacia, conquistandosi il rispetto generale e affermandosi socialmente. La sua è una metamorfosi sociale.

Come spesso succede nelle fiabe, anche in Pakanamaan tsaarintytär l’eroe è il terzo di tre fratelli, il più giovane[4]. La presenza degli zar e il nome stesso dell’eroe tradiscono l’influenza russa che tuttavia si fonde perfettamente con la cultura careliana. Basti ricordare la presenza del kiukoa appena citato, che ci riporta all’interno di un contesto tradizionale e domestico tipicamente careliano.

Dopo che Iivana mostra l’immagine della figlia dello zar della terra pagana ai suoi fratelli, questi a turno decidono di andare a chiederla in sposa. La madre tenta invano di dissuadere i figli dal partire: la scena ricorda il dodicesimo runo del Kalevala in cui la madre di Lemminkäinen cerca analogamente di distogliere il figlio dalla nefasta idea di andare a Pohjola a cercare moglie. In entrambi i casi, i giovani impetuosi non ascoltano gli avvertimenti delle sagge genitrici, andando inevitabilmente incontro a disgrazie e fallimento. Tutti tranne Iivana, che riuscirà a superare le prove nonostante lo scetticismo della famiglia.

Il viaggio che l’eroe intraprende per mare acquista connotati magici. L’acqua è, infatti, veicolo iniziatico, e la sua traversata rimanda «al motivo sciamanico del viaggio iniziatico lungo il “fiume del mondo”» (Ferrari, 2014, p. 141). Inoltre, il castello dello zar della terra pagana richiama un luogo lontano, difficile da raggiungere, al di là di tre mari, configurandosi come una sorta di Pohjola o «simbolo dell’aldilà» (2014, p. 141), mentre il vasto mare da attraversare ricorda «il fiume che nella tradizione sciamanica […] separa il mondo dei vivi dal mondo dei morti» (2014, p. 141). Il fatto che la sua barca sia in cattive condizioni rafforza l’idea di difficoltà e valore e comporta una vittoria ancora più soddisfacente e meritata. Inoltre, ricordiamo che la barca «è in stretta connessione con l’immagine dell’aldilà e con la simbologia funeraria legata all’acqua» (2014, p. 141).

Esaminando la fiaba careliana Musta sorsa “L’anatra nera”, la Dott.ssa Giorgia Ferrari mostra come la permanenza di madre e figlio nella botte di legno e il loro vagare indefinitamente per mare contribuiscono ad aumentare la potenza di questi due personaggi (2014, pp. 141-142). Allo stesso modo, tanto più Iivana naviga con la sua barchetta malconcia attraverso il vasto mare, tanto più cresce il suo potere. Questo motivo è analogo a quello dell’inghiottimento e della permanenza dell’eroe nel ventre di un pesce (2014, p. 141), motivo che si ritrova anche nel Kalevala: così come nel diciassettesimo runo dell’epopea nazionale finlandese il vecchio Väinämöinen è inghiottito da Antero Vipunen, in Pakanamaan tsaarintytär Iivana è inghiottito da una balena. In entrambi i casi, l’episodio indica un rafforzamento dei personaggi e ne sancisce la morte temporanea (2014, p. 141). L’inghiottimento rimanda alla discesa negl’inferi, al viaggio nell’aldilà che si conclude con il ritorno dell’eroe nell’aldiquà. Il protagonista va incontro a un processo di rinovatio che prevede la sua morte e la sua rinascita: Iivana esce violentemente dal ventre della creatura, rinato e rinvigorito. Il motivo del viaggio nel ventre del pesce ricorre spesso all’interno della tradizione popolare ugrofinnica e non solo[5]: si pensi al mito biblico di Giona, inghiottito da una creatura marina nella cui pancia passa tre giorni e tre notti; ai Cinque Canti di Ludovico Ariosto, in cui Astolfo è catturato da una balena che aveva scambiato per un’isola, alle avventure del Barone di Münchhausen di Rudolf Erich Raspe, in cui il protagonista racconta di come la sua astuzia lo abbia liberato dalle fauci del pesce; alla fiaba Il soldatino di piombo di Hans Christian Andersen o a quella di Pinocchio di Collodi.

Dopo aver lasciato le terre natie e aver navigato per un tempo lungo e indefinito, Iivana arriva finalmente a una città lontana. Invece di gozzovigliare come avevano fatto i suoi fratelli, il nostro eroe rimane concentrato sul suo scopo. Supera felicemente la prima prova non cadendo preda delle distrazioni. Da uomo onesto qual è, non si dimentica certo dei suoi consanguinei: li va a cercare preoccupato e promette di liberali una volta conquistata la figlia dello zar della terra pagana. Le doti positive di Iivana si scontrano con quelle negative dei fratelli: l’uno altruista, sincero, serio, astuto e dedito alla causa; gli altri due egoisti, traditori, gaudenti, ingenui e negligenti.

Nel suo viaggio, Iivana incontra alcune figure positive che lo aiuteranno a superare le prove iniziatiche. La prima è quella di un vecchio che lo indirizza verso la casetta di una vedova. Il promontorio su cui abita la sciamana assume un significato magico; luogo circondato dall’acqua e scosceso, è uno spazio di difficile accesso che tende a staccarsi dalla terraferma, dall’aldiquà, e a proiettarsi fisicamente verso il mare, nell’aldilà. La sciamana assegna a Iivana tre compiti (raccogliere la paglia dalle strade, bruciarla e metterne le ceneri nei barili), poi gli prospetta le tre prove da superare (tre mari da oltrepassare, tre tempeste da affrontare e draghi dalle tre teste da sconfiggere). È emblematico il fatto che per vincere quest’ultimi mostri Iivana utilizzi la cenere, elemento che lo contraddistingue (tuhkimus tähkimys). Ricordiamo che quando gli antichi Finni cambiavano abitazione portavano con sé una pietra o un po’ di cenere del focolare domestico precedente per trasferire lo spirito del fuoco nella nuova dimora (Corradi Musi, 2008, p. 46): la cenere è in stretta connessione con il fuoco e ne testimonia la potenza distruttrice. Ciononostante, proprio come il fuoco ambivalente, i residui di paglia bruciata assumono valore di purificazione in quanto servono per sconfiggere il male. Come in altre fiabe careliane, dunque, «sul piano simbolico l’episodio sembra poter essere letto come un esempio di purificazione dal male proprio attraverso il fuoco» (Ferrari, 2014, p.140).

Arrivato a destinazione, Iivana scopre suo malgrado che la fanciulla sta per sposarsi. Allora tira fuori il violino e si mette a suonare. Se lo strumento musicale a corda richiama alla memoria il kantele, il potere incantatorio della musica di Iivana trova una sua corrispondenza nel runo quarantunesimo del Kalevala. Così come il vecchio Väinämöinen con il suo canto attira a sé tutti gli animali e gli spiriti rendendoli pieni di gioia e commuovendo i cuori delle genti, anche Iivana con la sua musica ammalia gli invitati alle nozze tanto che tutti tacciono per ascoltarlo e non riescono a smettere di ballare. In cambio dei suoi servigi, l’astuto eroe chiede monete d’oro e la mano della fanciulla.

È arrivato il momento di tornare in patria. Iivana mantiene la parola data ricompensando la vecchia sciamana con l’oro e pagando il riscatto dei fratelli malandrini che avevano bevuto così tanto da indebitarsi. Ma questi due imbroglioni non saranno altrettanto magnanimi e, invidiosi, gettano Iivana in mare. Prigioniero dentro la pancia della balena, l’eroe viene trasportato fino alle sponde di un’isola, altro luogo iniziatico per il suo carattere isolato e liminale. Liberatosi dal ventre del cetaceo, Iivana scende a terra e incontra la volpe in difficoltà. Questa si svela essere un’aiutante preziosa, simile agli spiriti ausiliari che assistono gli sciamani. Il buon cuore di Iivana, che la soccorre, è ricompensato e l’animale lo riporta a casa sul suo dorso.

Quando arriva al castello, Iivana scopre che suo padre sta cercando di maritare la figlia dello zar della terra pagana: tutti tranne Iivana sono stati invitati alla sfilata in cui si sceglierà il futuro sposo. L’eroe fa la sua teatrale comparsa in scena, riprendendosi la legittima moglie, mentre i fratelli bricconi vengono rinchiusi nelle prigioni. Finalmente Iivana dimostra a tutti di non essere uno scansafatiche e riesce a guadagnarsi il rispetto generale, dimostrandosi valoroso, coraggioso e astuto. La fiaba insegna, dunque, a non sottovalutare i propri avversari e a non giocare sporco perché le cattive azioni non restano impunite; tutto torna e ciò si lega perfettamente alla visione circolare di tempo e storia tipica dei popoli ugrofinnici.


[4] Abbiamo già accennato nel paragrafo precedente al ricorrere del tre, numero magico.
[5] Cfr. il sito web: https://fiabeinanalisi.blogspot.com/2013/01/giona-pinocchio-il-barone-di.html


Fonti e approfondimenti:

  • Corradi Musi, Carla, 2008, Sciamanesimo in Eurasia. Dal mito alla tradizione, Roma, Aracne.
  • Ferrari, Giorgia, 2014, Il cane bianco e l’anatra nera, in Corradi Musi, Carla – Ferrari, Giorgia – Martin, Sanna Maria, 2014, Sciamanesimo e Settentrione, Roma, Aracne, pp.101-153.
  • Ferrari, Giorgia, 2016, Le fiabe indecenti e divertenti di Viena. Eros ed educazione. Tre esempi, in Rozsnyόi, Zsuzsanna (a cura di), 2016, Il dio Eros e l’uomo. Voci di cantori e narratori del mondo ugrofinnico, Roma, Aracne, pp. 75-103.
  • Nieminen, Markku – Goldstone, Edwina, 2004, Vienan satuja [Fiabe di Viena], Helsinki, Suomalaisen Kirjallisuuden Seura (SKS).
  • Corradi Musi, Carla (a cura di), 2002, Lo sciamano e il suo ‘doppio’, Bologna, Carattere.
  • Corradi Musi, Carla (a cura di), 2007, Simboli e miti della tradizione sciamanica, Bologna, Carattere.
  • Corradi Musi, Carla (a cura di), 2013, Sul cammino delle metamorfosi tra gli Urali e il Mediterraneo. Dal mito alle trasformazioni sociali, Bologna, Edizioni CINE//SINE.
  • Corradi Musi, Carla, 1990, I Baltofinni del sud-est, Parma, Palatina editrice.
  • Corradi Musi, Carla, 1997, Shamanism from East to West, Budapest, Akadémiai Kiadó.
  • Ferrari, Giorgia – Martin, Sanna Maria (a cura di), 2016, Sciamani, letterati e artisti. Dalla Lapponia al cuore dell’Europa, Roma, Aracne.
  • < http://kaino.kotus.fi/cgi-bin/kks/karjala.cgi> Karjalan kielen sanakirja “Dizionario della lingua careliana” (ultima consultazione Aprile 2019)
  • https://fiabeinanalisi.blogspot.com/2013/01/giona-pinocchio-il-barone-di.html Esempi sul motivo dell’inghiottimento da parte di un pesce nella letteratura mondiale (ultima consultazione Aprile 2019)
  • https://axismundi.blog/2019/03/24/pinocchio-in-scandinavia-le-radici-della-favola-nel-kalevala-e-nelledda/?fbclid=IwAR2-vZlQJzG8gbYMPBmL6nHxJjXAdnpz9_rEHOQsLb7qi2v-wsNOB8SQiQA Articolo sull’influenza scandinava e finlandese nella fiaba Pinocchio di Collodi (ultima consultazione Aprile 2019)

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