Spesso mi chiedete Come fai a resistere all’inverno finlandese? e Non ti pesa tutto quel buio?. Vi svelo un segreto: anch’io, nonostante la mia passione per la Finlandia e la scelta consapevole di vivere qui, soffro il buio inverno. Ho scritto quest’articolo di getto, come se dovessi liberarmi di un peso, forse perché già a settembre combatto con il malumore. Lasciamo quindi i colori autunnali per addentrarci nel buio della notte polare con la Kaamosmasennus, la depressione stagionale che in autunno e inverno colpisce molti finlandesi (e non solo).
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La premessa: ma in Finlandia è sempre buio?
NO, IN FINLANDIA NON È SEMPRE BUIO, né è buio allo stesso modo in tutti i punti del Paese.
Ripasso di astronomia: nell’emisfero boreale, tra il 21-22 giugno (solstizio d’estate) e il 21-22 dicembre (solstizio d’inverno) le ore di luce diminuiscono progressivmente e quelle di buio aumentano, mentre tra il 21 dicembre e il 21 giugno le ore di luce aumentano e quelle di buio diminuiscono.
Il fenomeno, che dipende dai moti della Terra e dal suo asse inclinato, diventa più forte avvicinandosi al Polo Nord. C’è una bella differenza tra le ore di luce al sud e le ore di luce al nord del Paese: quando a Hanko (sud) ci sono 6 ore e 55 minuti di luce, a Nuorgam (nord) il giorno dura 45 minuti. Una volta superati i 66°33´ di latitudine Nord avremo tot giorni di buio e tot giorni di luce, rispettivamente la notte polare (kaamos) e il sole di mezzanotte (yötön yö). Quel tot cambia, dunque, in base al luogo: a Nuorgam, il punto più a nord della Finlandia, la notte polare dura poco più di 50 giorni.
Ora capite come sia scientificamente errato parlare di 6 mesi di buio e 6 mesi di luce. Un altro discorso, invece, è la percezione del buio: i giorni di luce sembrano sempre meno rispetto a quelli di buio, ma non è così!
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Kaamosmasennus, la depressione da buio
A differenza di quanto si possa pensare, la depressione da kaamos (kaamosmasennus), in inglese winter-SAD (winter seasonal affective disorder), colpisce solo il 2% dei finlandesi, una percentuale piccolissima, ma il 20-30% riscontra alcuni dei sintomi senza che sia diagnosticata una vera e propria depressione stagionale. In quest’ultimo caso si parla di “stanchezza da kaamos” (kaamosrasitus/kaamusväsymys), in inglese subsyndromal winter-SAD. I primi sintomi del disordine compaiono di solito tra 20-30 anni e, benché sia curabile, il 40% dei pazienti si riammala.
Per alcuni la sindrome di depressione stagionale arriva in primavera-estate: si parla di summer-SAD (summer seasonal affective disorder). In Finlandia la depressione estiva è comunque molto più rara rispetto a quella invernale.
Cause
Le cause della depressione stagionale non sono ancora del tutto chiare ma la patologia sembra fortemente collegata alla mancanza di luce in inverno. Ciò procurerebbe uno squilibrio biochimico a livello cerebrale andando a scompensare l’orologio biologico e causando problemi al ciclo sonno-veglia con un aumento dei livelli di melatonina e un abbassamento di quelli di serotonina.
Alcuni ricercatori contemplano anche una componente genetica ed evolutiva che tenterebbe di spiegare perché alcune popolazioni come islandesi e sami, che abitano in aree soggette a lunghi periodi di buio, soffrono meno di altre la depressione stagionale.
Spesso la SAD compare in connessione ad altri disturbi psicologici e di frequente porta a un aumento nel consumo di alcol come via di fuga. E ora, vi prego, non cadete nella trappola buio-depressione-alcolismo perché la situazione è MOLTO più complessa!
A soffrire di depressione stagionale sono per lo più le donne in età fertile, il che fa pensare anche a un discorso ormonale.
Sintomi
I sintomi compaiono annualmente intorno a ottobre e si acutizzano fino a gennaio per poi ridursi intorno a fine febbraio con l’allungarsi delle ore di luce. Tra maggio e agosto scompaiono del tutto per tornare in autunno.
Sotto una tabella dei sintomi più e meno frequenti.
Tabella 1. Fonte. Traduzione mia | ||
Frequenza | Sintomi | Diffusione (%) |
sintomi molto frequenti | tristezza | 96 |
meno energia | 96 | |
conflitti nelle relazioni | 92 | |
ansia | 86 | |
irritabilità | 86 | |
problemi a lavoro | 84 | |
stanchezza | 81 | |
sintomi frequenti | ipersonnia | 76 |
sonno irrequieto | 75 | |
aumento di peso | 74 | |
voglia di dolci | 70 | |
riduzione della libido | 68 | |
aumento dell’appetito | 65 | |
sintomi abbastanza frequenti | pensieri suicidi | 35 |
insonnia | 31 | |
sintomi abbastanza rari | aumento e riduzione dell’appetito, alternati | 17 |
aumento e riduzione di peso, alternati | 17 | |
inappetenza | 15 | |
sintomi rari | perdita di peso | 7 |
insonna e ipersonnia, alternati | 5 |
Prevensione e cura
La SAD è spesso trattata con la terapia della luce.
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Oltre alla kirkasvalolamppu di cui leggete nel post sopra, un’altra lampada ampiamente utilizzata è quella per il risveglio (sarastusvalolamppu/herätyslamppu): questo tipo di lampada solare viene messa in camera e si accende automaticamente un paio d’ore prima della sveglia, aumentando progressivamente d’intensità.
Movimento e attività fisica sono altamente consigliati. È importante mantenere interazioni sociali e contattare il medico se la situazione peggiora. In certi casi vengono prescritti anche psicoterapia ed eventuali farmaci.
Per quanto riguarda la prevensione, si consiglia d’iniziare a utilizzare la lampada solare già in autunno, mantenersi attivi ed esporsi al sole, tenersi in contatto con amici e parenti e mangiare salutare. Può aiutare anche circondarsi di cose che ricordano momenti felici o ricordi dell’estate. Anch’io soffro la stagione invernale e ci sono dei giorni in cui il mio cervello proprio non carbura; su consiglio della mia terapeuta, ho scritto una lista di possibili attività da fare in inverno così, quando sento di sprofondare nell’apatia, posso buttarci un occhio e inventarmi qualcosa. Mi ha aiutato.
➡️ Leggi il post sulla mia routine mattutina in inverno
Ma è solo una questione genetica e fisiologica?
Da profana e non da medico, credo che per comprendere meglio il fenomeno della depressione stagionale si debbano tenere presenti, oltre a quello fisiologico ed eventualmente genetico, anche aspetti di tipo personale e socio-culturale:
- il carattere del singolo individuo. Ognuno vive il buio a modo suo e semplicemente c’è a chi pesa di più e a chi di meno. Dipende dalla predisposizione della persona
- la forma fisica dell’individuo che influenza la capacità di movimento e la gamma di attività che può fare all’aperto
- la condizione psicologica dell’individuo, gli eventi della vita che sommati al buio possono sembrare insormontabili. La vitamina D è indispensabile perché, se si può lavorare sul piano psicologico, quello fisiologico ha bisogno di un aiutino
- la professione e il tipo di lavoro. Penso al mio compagno, Risto, che fa solo turni di notte e dorme di giorno perciò in inverno non vede praticamente mai la luce del sole. Magari per lui è ok, ma immagino quanto possa essere difficile per un soggetto più a rischio
- il luogo di residenza. Sarebbe interessante sapere se i numeri relativi alla depressione e alla stanchezza stagionale sono più alti nelle città o nella campagna. Se dovessi provare a indovinare, direi che, per certi versi, l’inverno in città è meno pesante grazie alla vasta gamma di attività e servizi che illuminano letteralmente la vita dei cittadini. La mia forma di “depressione stagionale” si lega forse più al luogo che al tempo atmosferico
- il contesto sociale dell’individuo. Prendo come esempio il posto in cui vivo, Kuhmo, il tipico paese rurale finlandese mpagna dove mancano i punti di ritrovo, i servizi sono pochi e dopo le 17 è tutto chiuso, il che non aiuta certo a mantenere rapporti sociali e combattere la depressione stagionale. Qui è difficile muoversi senza macchina e gli altri centri abitati sono lontani, cosa che intensifica il senso di isolamento fisico e psicologico, acuito dalla mancanza di un senso di comunità. Perché se nel paesello italiano, volente o nolente, si fa parte di una comunità in cui tutti s’interessano di tutti (nel bene e nel male), nel paesello finlandese il singolo non è assorbito nella comunità ma rimane singolo, e non ha bisogno di preoccuparsi dell’altro perché ci pensa lo Stato (almeno finora). Ciò non vuol dire che i finlandesi siano freddi, né poco amichevoli ma che, se non si chiede aiuto, semplicemente ognuno pensa per sé. In città è lo stesso ma forse è più facile distrarsi e incontrare persone. In queste condizioni è facile sentirsi soli, se poi ci sommiamo il buio, ci capisce che non è poi così difficile cadere preda della “depressione stagionale”. Per fortuna esistone le Scuole popolari (Kansalaisopistot) che in inverno, con i loro corsi a basso prezzo tengono letteralmente in vita la comunità, tanto che molti, soprattutto gli anziani, partecipano solo per fare due chiacchiere. Ma il futuro non è così roseo: negli ultimi anni sono stati fatti molti tagli ai servizi dei paesi in nome dell’inurbamento e ci si aspettano nuovi tagli alle attività culturali. Chissà se i paesi, e i loro abitanti, sopravviveranno
Insomma, a mio parere la depressione stagionale è un complesso puzzle di tessere interconnesse, un disordine che si somma ad altri problemi aggravati dal buio e dall’isolamento. Imputare la patologia al solo clima è tanto semplicistico quanto dire che in Finlandia il tasso dei suicidi è dovuto al buio e al freddo. Perché è risaputo, la maggior parte dei suicidi in Finlandia avviene tra maggio e giugno. Ma questa è un’altra storia, me la conservo per la prossima volta.
La depressione da kaamos e la stanchezza da kaamos sono realtà ma ci sono sempre state e i finlandesi non si sono ancora estinti. Si possono prevenire, curare, si può imparare a conviverci e andare avanti. I finlandesi, con il loro sisu, lo sanno bene.
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Fonti e approfondimenti
Testi © Giulia Santelli