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I prodotti accusati di razzismo in Finlandia

Negli ultimi anni molti nomi e immagini legati a prodotti di vario tipo sono stati modificati, o sono spariti del tutto dal commercio, in risposta alle crescenti critiche legate a razzismo e appropriazione culturale. Anche in Finlandia diverse aziende hanno modificato simboli e confezioni per risultare più politically correct. Ecco qua qualche esempio.

  • Neekerinsuukko. Dolcetto di origine danese, conosciuto in italiano come “moretto” o “testa di moro”, nomi questi che hanno scatenato il dibattito sul razzismo, proprio come in Finlandia, dove fino al 2001 questi dolci si chiamavano “Neekerinsuukko” (bacio di negro, per analogia con il tedesco “Nekerkuß”). Il nome è stato cambiato in “Brunbergin suukko” (bacio di Brunberg), e nel 2020 le due figure di colore che si baciano sono state sostituite con un’immagine della città di Porvoo, sede della Brunberg Oy.
  • Lakupekka. Fino al 2007 il simbolo della “Liquirizia Pekka” della celebre azienda Fazer era un volto nero stilizzato, in riferimento al colore della liquirizia, su sfondo bianco. Il nome è diventato semplicemente “Lakritsi” (liquirizia) e l’immagine è stata rimpiazzata con un simbolo nero che per forma ricorda la liquirizia, circondato da un cerchio rosso.
  • Musta Pekka. “Pekka il Nero” era un gioco di carte finlandese, disegnato da Bo Bjurström nel 1930 e ispirato al gioco britannico seicentesco “Old Maid”. Il mazzo di carte includeva figure rappresentanti madre, padre, figlio, figlia e Pekka, un uomo di colore dai tratti stereotipati. L’obiettivo del gioco era raccogliere il maggior numero di famiglie, evitando di rimanere con la carta di Pekka, che determinava la sconfitta. Si tentò di cambiare il nome del gioco, mantenendo solo “Pekka” ma a giugno del 2020 è stato ritirato dal commercio perché considerato razzista e pericoloso a causa della sua allusione alla disuguaglianza tra le razze umane.
  • Uncle Ben’s. In realtà è un prodotto americano dei primi del Novecento, ma tutt’oggi ampiamente diffuso anche in Finlandia, motivo per cui è incluso in questa lista. Nel 2020, la Mars Food ha deciso di cambiare il nome del riso Uncle Ben’s (il termine “Uncle” veniva utilizzato per indicare gli ex-schiavi e i servi afroamericani delle ricche famiglie americane) in Ben’s Original. È stata rimossa anche l’immagine dell’uomo di colore ben vestito, stereotipo del coltivatore di riso afroamericano.
  • Eskimo. Nell’estate 2020, l’azienda americana Dreyer’s ha annunciato che avrebbe smesso di utilizzare il nome Eskimo Pie per il loro gelato centenario. Infatti, oggi la parola “eschimese” è considerata razzista e offensiva, poiché usata dai non indigeni per indicare sia Inuit che Yupik, con il significato di “mangiatore di carne cruda”. Per i popoli indigeni della Groenlandia, questo termine rievoca un passato di ingiustizie. Questa riflessione ha coinvolto anche Froneri Finland e nel 2021, anche in risposta alle critiche del musicista e attivista groenlandese Aqqalu Berthelsen, il gelato “Eskimo” (eschimese) di Pingviini, venduto dagli anni ’60, è stato rinominato “Puikko” (stecco).
  • Turkkilainen jogurtti. A giugno 2020, l’attivista, giornalista e blogger finlandese di origini turche Anter Yaşa ha pubblicato un tweet affermando che il turco con il fez raffigurato sul pacchetto dello yogurt turco dell’azienda Valio fosse razzista e rappresentasse i turchi in modo stereotipico. In realtà, come ha spiegato in un’intervista per l’emittente finlandese MTV, si trattava di uno scherzo provocatorio in risposta alla dilagante cancel culture: Yaşa ha dichiarato che i suoi amici turchi si sono fatti grasse risate e non crede che cambiare il logo aiuterà a combattere il razzismo, definendo questo “razzismo inventato”. Valio ha rimosso l’immagine poche settimane dopo.
  • Geisha. Nell’estate del 2020, la Fazer stava per cambiare il nome della sua celebre cioccolata “Geisha”, a causa delle polemiche sui social riguardo al razzismo e all’appropriazione culturale. Lo YouTuber finnogiapponese Gen Takagi ha spiegato che “Geisha” è una professione e che non c’è nulla di male nell’utilizzare questo nome. Anche i suoi amici giapponesi non sembrano affatto offesi. Takagi ha ribadito che il nome Geisha è un omaggio della Fazer alla cultura giapponese: Geisha fu lanciata nel 1964 in occasione delle Olimpiadi Estive di Tokyo, alle quali partecipò lo stesso Peter Fazer che per questa cioccolata si ispirò ai dolcetti giapponesi serviti al caffè del nonno Karl Fazer. La figura della geisha è stata rimossa dalla confezione nel 2006, ma il nome è rimasto invariato.
  • Afrikan tähti. Popolare gioco da tavola finlandese lanciato da Kari Mannerla nel 1951, tradotto in diverse lingue e adattato in videogiochi.  Nel gioco, i partecipanti partono per l’Africa alla ricerca di pietre preziose, affrontano briganti per trovare la Stella d’Africa e riportarla a Il Cairo o Tangeri. L’Africa del gioco è rappresentata senza confini statali, e riflette gli stereotipi dell’epoca in cui fu creato. Nell’autunno del 2021, il gioco è stato criticato come colonialista e razzista in ambito accademico e da uno studente Erasmus tedesco. Il gioco è ancora in vendita; i banditi bianchi sono stati sostituiti con delle pantere, per il resto non ci sono cambiamenti.

E voi, cosa ne pensate, è giusto rivedere i nomi dei prodotti per renderli più rispettosi e inclusivi? Vi vengono in mente altri esempi simili dal mondo? Scrivetelo qui sotto nei commenti!

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ATTENZIONE! I termini e le immagini con connotazioni razziste usati in questo articolo sono riportati esclusivamente per informare sulla storia e sull’evoluzione dei prodotti citati.

Fonti e approfondimenti:

Testi © Giulia Santelli

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