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Come Giulia è finita in Finlandia

Da un paesino in Toscana a uno nel Kainuu. La mia storia con la Finlandia

“Com’è che te ne sei andata PROPRIO in Finlandia? Come sei finita a Kuhmo, un posto sperduto dove non c’è niente?”. Finlandesi e italiani si chiedono da dove nasca la mia passione per la Finlandia e cosa mai io c’abbia trovato di tanto speciale (oltre alla mia dolce metà) da convincermi a trasferirmici. Anzi, più precisamente a trasferirmi in un paesino sperduto nei boschi del Kainuu (pensate che nel giornale locale mi hanno pure messo in prima pagina, tanto non se ne capacitano neppure loro…). Beh, tutto ebbe inizio al liceo…

Quando nel 2018 e nel 2019 partecipai a dei corsi estivi di lingua finlandese in Finlandia, mi resi conto che la maggior parte degli studenti aveva un background da metallaro. Sembrerà banale, eppure il metal è davvero una delle motivazioni principali che spinge molti stranieri a studiare questa lingua parlata da poco più di 5.000.000 persone. Ed è stato così anche per me. Fu al liceo, ai tempi in cui portavo il chiodo, i pantaloni di pelle, gli anfibi e le calze strappate, che iniziai ad appassionarmi alla lingua e alla cultura finlandese.
La musica mi fece scoprire alcuni aspetti della mitologia ugrofinnica, tema ricorrente che mi affascinava molto. Il mio sogno era quello di poter visitare la “Patria del Metallo”, il Paese con più band metal pro capite al mondo. L’occasione si presentò una volta finito il liceo, quando io e una mia amica partimmo per un viaggio estivo di un mese: da Helsinki risalimmo fino a Rovaniemi passando dalla Finlandia orientale e tornando indietro costeggiando il Golfo di Botnia. Quei luoghi mi erano così familiari, d’altronde li avevo ripercorsi mille volte nelle canzoni. Il sogno fu completo quando c’imbattemmo pure in uno dei tanti festival metal. Insomma, dopo quel viaggio ero ancora più affascinata da quel Paese che presto sarebbe diventato casa.

Anche se alla triennale scelsi di studiare inglese e tedesco, la mia passione per la Finlandia non si spense e, appena ne ebbi la possibilità, feci domanda Erasmus. Era il 2014 quando arrivai a Jyväskylä; finalmente avrei vissuto la mia Finlandia e imparato il finlandese, lingua che studiacchiavo già per conto mio. Mi sentivo a casa.
Là ascoltare metal era normale e ogni sera c’era un concerto diverso in uno dei tanti pub rockettari. Amavo la discrezione, l’onestà, la cortesia e l’affidabilità dei finlandesi; era rilassante camminare in quegli splendidi boschi e starmene seduta in riva a uno dei tanti laghi; mi piaceva l’assenza di gerarchie all’interno dell’ambito universitario e il modo cooperativo di lavorare; mi godevo il silenzio e la vita tranquilla pur essendo in mezzo alla città. Ero perfettamente a mio agio con quello stile di vita, ma ancora non mi rendevo conto dei lati oscuri della Finlandia perché la vivevo con l’entusiasmo della studentessa universitaria al secondo anno.

A fine agosto me ne andai una settimana in Lapponia per un trekking in solitaria nella zona di Saariselkä: fu un’esperienza incredibile e spaventosa al tempo stesso, soprattutto quando calava la notte. Quella settimana immersa nella natura tra renne e silenzio è stata un’importante occasione di crescita personale. Ma solo ora, che conosco il fascino e il pericolo dei boschi finlandesi, mi rendo conto di quanto sia stata incoscente. Un trekking del genere va preparato bene, bisogna essere attrazzati e preparati. Io non lo ero.
Dopo il trekking tornai ai miei concerti e alla vita cittadina. In un pub rock incontrai la mia dolce metà, Risto, che mi conquistò definitivamente al nostro primo vero appuntamento quando mi portò in riva al lago, al chiaro di luna, a mangiare pesce marcio in scatola (specialità peraltro svedese). Come dimenticare quella singolare serata passata tra risate e conati di vomito! Beh, la sua bizzarra tecnica per conquistarmi ha funzionato visto che stiamo insieme da ben otto anni…

Nel 2015 tornai in Erasmus a Jyväskylä dove scrissi la mia tesi di laurea triennale sullo sciamano lappone come esempio di mediatore tra il mondo dei vivi e quello dei morti. In inverno andai in Lapponia con una mia cara amica. Ce la spassammo tra sauna, aurora boreale e safari con gli husky. Un po’ meno bene andò col cibo, comprammo un patè di renna dal sapore terribile e per anni Risto mi ha fatto credere che fosse cibo per gatti.

Dopo la triennale passai alcuni mesi in Finlandia. Non fu un periodo facile: Risto lavorava quasi tutte le notti e dormiva di giorno, io non avevo amicizie e mi resi presto conto che non era facile farne di nuove, la pioggia costante iniziava a incidere sul mio umore. Fu a quel punto che cominciai a vedere le cose da un’altra prospettiva che non era quella del turista, né della studentessa universitaria, e pian piano mi resi conto che non tutto in Finlandia è rose e fiori. Ma nessun Paese è perfetto e, nonostante i suoi difetti, questo continuava ad affascinarmi.

Passai i successivi 7 mesi in Germania a lavorare presso l’Università di Mannheim, e nel tempo libero studiavo per entrare al corso magistrale di Letterature moderne, comparate e postcoloniali a Bologna. Finalmente mi sarei dedicata a ciò che m’interessava davvero: la letteratura finlandese e la filologia ugrofinnica.
Quei due anni di magistrale sono stati decisivi e il fatto che fossimo in pochi a studiare finlandese è stato sicuramente un plus: ho avuto spazio per le mie opinioni e per le mie analisi; ho fatto parte di un gruppo piccolo ma motivato; ho avuto la possibilità di partecipare a borse di studio per corsi estivi di finlandese; ho stretto ottimi rapporti personali e professionali coi professori, con i quali sono ancora in contatto.
Scegliere una lingua “minoritaria” può essere un vantaggio, e per me lo è stato sicuramente. È grazie a una delle mie professoresse di finlandese se oggi mi trovo a Kuhmo: è stata proprio lei a farmi conoscere il posto in cui ho lavorato per due ani (2020-2021) e in cui 10 anni prima lei stessa aveva fatto un tirocinio.

Nel 2019 mi sono laureata con una tesi in letteratura finlandese sul libro Puukansan tarina di Veikko Huovinen. Sentivo che era arrivato il momento giusto per mettere in pratica le mie conoscenze; avevo fatto il mio percorso di studi e avevo voglia di iniziare a lavorare. Risto è stato indubbiamente uno dei motivi principali per cui mi sono rivolta alla Finlandia (sebbene lui non abbia MAI fatto pressioni), ma era naturale che, dopo il percorso di studi intrapreso e la lunga storia con questo Paese, mi ci trasferissi.
Avendo fatto avanti e indietro tra Italia e Finlandia per diversi anni, ho avuto la possibilità di trascorrere diverso tempo in questo Paese che è diventato una parte importante della mia identità. Quando vivevo in Italia mi mancava terribilmente la mentalità finlandese e talvolta mi sentivo un’estranea nel mio stesso Paese natale. Nonostante mi manchi l’Italia, e soprattutto i cari che ci vivono, in Finlandia mi sento bene con me stessa.

laurea

A gennaio 2020 mi sono trasferita in Finlandia, decisa a cercare lavoro e a dare a questo Paese una possibilità concreta. A Kuhmo, una cittadina sperduta nel Kainuu, che pure i finlandesi rifuggono, mi attendeva un tirocinio di tre mesi presso il centro culturale Juminkeko, dedicato alla salvaguardia del patrimonio culturale del Kalevala e della Carelia russa, terreno vivo e fertile per applicare ciò che avevo studiato.
Con mio stupore, a Kuhmo ho trovato una comunità viva e accogliente che da subito mi ha fatto sentire a casa, sia in ufficio, sia fuori. Anche Risto si è trasferito a Kuhmo: non mi sembra quasi vero che dopo sei anni, possiamo finalmente fare colazione insieme! Ho iniziato a fare regolarmente il bagno nel lago ghiacciato, raccogliere bacche e andare in palestra, IO che ero quella che voleva saltare l’ora di ginnastica per studiare foss’anche latino.
La vita sembra aver preso una piega interessante e nuove possibilità hanno bussato alla mia porta: l’autore su cui ho fatto la tesi era originario di Sotkamo, la prima cittadina che s’incontra andando da Kuhmo a Kajaani; ho scoperto che a Sotkamo c’è una Società letteraria a lui dedicata e che il presidente di questa organizzazione è di Kuhmo. Come in tutti i piccoli paesi, si è sparsa subito la voce del mio arrivo e della mia tesi e adesso sono in contatto con questa Società nella speranza di poter organizzare future collaborazioni e soprattutto la traduzione in italiano di Puukansan tarina, il romanzo su cui ho fatto la tesi.

Dopo il tirocinio sono stata assunta dallo stesso centro come guida e traduttrice fino a dicembre 2021. Insomma, quanti possono dire di aver trovato lavoro appena laureati e per giunta un lavoro che piace e che ben si addice al percorso di studi svolto? Studiare il finlandese non è stato poi così inutile…

Nel frattempo è nato Giulia in Finlandia, uno spazio dedicato alla Finlandia in tutte le sue sfaccettature. Con grande stupore questo mio piccolo progetto ha riscosso notevole successo e ha avuto visibilità sia in Finlandia, sia in Italia. Mi hanno intervistato il giornale locale e il famoso Kodin Kuvalehti, nonché il canale nazionale YLE che ha mandato in onda anche una mia breve intervista; sono comparsa su RTL102.5 e su La7. Dopo aver frequentato dei corsi d’imprenditoria, a gennaio 2022 mi sono messa in proprio e oggi lavoro come traduttrice letteraria e mediatrice linguistica e culturale; insegno italiano ai finlandesi e finlandese agli italani, e ho dato il via a dei corsi online di cucina italiana in finlandese. Ah, e continuo con passione a scrivere il mio blog Giulia in Finlandia con la speranza di diventare un punto di riferimento tra queste due spendide culture che fanno parte di me.

Foto e testi © Giulia Santelli

3 commenti su “Come Giulia è finita in Finlandia”

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